Conclusione dell’Inchiesta sulla Stella Maris: Un Passo Verso la Giustizia
Il pubblico ministero Fabio Pelosi ha concluso la sua requisitoria, sottolineando la necessità di giustizia per le vittime più vulnerabili. Le sue parole hanno segnato la fine di un lungo processo che ha avuto inizio nel 2016, in seguito alla denuncia di una coppia di genitori preoccupati per il trattamento del loro figlio presso la struttura di Montalto della Stella Maris.
I Fondamenti dell’Inchiesta
L’inchiesta ha messo in luce una serie di comportamenti illeciti all’interno del centro, dove operatori, ritenuti anche carenti di preparazione professionale e sottoposti a condizioni lavorative di stress, avrebbero attuato ripetuti atti di maltrattamento fisico e morale nei confronti di giovani affetti da disabilità neuropsichiche. Secondo l’accusa, un aspetto essenziale del servizio, quello riabilitativo, era completamente assente.
Un Processo Difficile e Prolungato
Il processo è stato caratterizzato da ritardi e lunghe udienze, in parte a causa della pandemia di Covid-19. Il dibattimento è entrato nel vivo nel luglio 2021, quando sono state mostrate in aula le immagini registrate da microcamere installate dai carabinieri. Questi video sono stati definiti dal pm come “prova regina” dei maltrattamenti, mostrando atti di violenza come schiaffi, strattonamenti e altri comportamenti inaccettabili. Le registrazioni hanno documentato episodi di abuso per un totale di 91 giorni, in un ambiente chiuso e vulnerabile.
Gli Imputati e le Richieste di Pena
In totale, 15 persone sono state portate a processo, tra cui figure di alto profilo come il direttore sanitario della Stella Maris, Giuseppe De Vito, e due dottoresse, Paola Salvadori e Patrizia Masoni. Tutti sono accusati di omessa vigilanza e assunzione di personale non adeguatamente formato. La requisitoria ha evidenziato come le due dottoresse fossero a conoscenza degli abusi, basandosi su testimonianze e segnalazioni ricevute nel corso degli anni.
Le richieste di pena sono state severamente elevate, con il pm che ha chiesto 5 anni di reclusione per Salvadori e Masoni. Per De Vito, che non era direttamente coinvolto nel servizio a Montalto, è stata proposta l’assoluzione.
Le Richieste di Condanna per gli Operatori
Le richieste di pena per gli operatori coinvolti nei maltrattamenti sono state diversificate:
- Ugo Caroti: 4 anni e 10 mesi
- Giulio Fignani: 4 anni e 2 mesi
- Marco Guerrazzi: 4 anni e 10 mesi
- Matteo Parenti: 4 anni
- Svetlana Parfeniuc: 3 anni e 4 mesi
- Stefano Pasqualetti: 4 anni e 4 mesi
- Gabriele Lucchesi: 1 anno e 6 mesi
- Cinzia Vivaldi: 2 anni e 3 mesi
- Maura Testi: 2 anni e 3 mesi
- Nicoletta Casalini: 1 anno e 11 mesi
- Rita Danesi: 2 anni e 6 mesi
- Rinaldo Quintavalle: 3 anni e 10 mesi
Il procedimento legale proseguirà a luglio con le arringhe finali, mentre la comunità attende con ansia un esito che possa portare giustizia per le vittime di questa triste vicenda.
Un Appello alla Consapevolezza
Questo caso ha sollevato importanti interrogativi sulla gestione delle strutture dedicate ai giovani con disabilità e sull’importanza di garantire un ambiente sicuro e riabilitativo per i più vulnerabili. È fondamentale che episodi di maltrattamento come questi non vengano mai più ripetuti e che venga assicurato un monitoraggio adeguato delle condizioni di lavoro e della formazione del personale in tali contesti.
La conclusione di questo processo rappresenta un passo significativo verso la tutela dei diritti delle persone con disabilità, un tema che deve rimanere al centro dell’attenzione pubblica e delle politiche sociali.
