Crisi del sistema penitenziario minorile in Italia
Il sistema penitenziario minorile italiano sta vivendo un momento di grave crisi, con le carceri minorili che si stanno trasformando in luoghi di abbandono. Questo allarmante scenario è stato recentemente denunciato da diverse associazioni, tra cui Antigone, Defence for Children e Libera, durante un convegno dedicato alla situazione delle istituzioni penali minorili (Ipm) in Italia. La situazione attuale presenta molti dei problemi già evidenziati nei penitenziari per adulti, come il sovraffollamento, la carenza di personale e le strutture fatiscenti.
La situazione negli Ipm: un quadro preoccupante
Un caso emblematico è l’Ipm Pratello di Bologna, dove, negli ultimi tre mesi, un gruppo di giovani adulti tra i 18 e i 25 anni è stato trasferito nella sezione di un carcere per adulti, la Dozza, suscitando preoccupazioni tra gli esperti del settore. Ettore Grenci, referente della Commissione diritti umani del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Bologna, ha sottolineato come, sette anni fa, l’istituto fosse in buone condizioni, mentre oggi appare in uno stato di degrado inaccettabile. Solo grazie alla denuncia di Antigone si è riusciti a ottenere una pulizia straordinaria e interventi di manutenzione, evidenziando la situazione critica in cui versano gli istituti.
La presidente di Antigone Emilia-Romagna, Giulia Fabini, ha descritto le condizioni all’interno dell’istituto: «Muri sporchi di cibo, liquidi ripugnanti, celle inadeguate e bagni intasati». Le strutture mancano di spazi comuni e presentano persino stanze con finestre prive di vetro. Queste problematiche non sono un caso isolato, ma si ripetono in modo simile in altre 17 strutture minorili italiane.
L’aumento delle presenze e il sovraffollamento
Nel 2024, il numero di presenze negli Ipm è aumentato da 400 a 600, con nove istituti in grave crisi. Alcuni, come quello di Treviso, stanno affrontando un sovraffollamento che sfiora il doppio della capienza prevista, mentre il Beccaria di Milano e l’Ipm di Quartucciu a Cagliari hanno raggiunto un tasso di sovraffollamento del 150%. Nicola Palmiero, direttore del Centro per la giustizia minorile di Emilia-Romagna e Marche, ha evidenziato che la mancanza di alternative valide, come comunità di recupero, contribuisce a questo problema.
Un cambiamento di paradigma nella giustizia minorile
Il professor Roberto Cornelli dell’Università di Milano ha sottolineato come il sistema penale minorile, introdotto con il Dpr 448 del 1998, fosse inizialmente un esperimento sociale volto a dimostrare che il carcere dovesse essere l’ultima risorsa. Questo approccio si fondava su una nuova concezione dell’infanzia e su una progressiva umanizzazione delle carceri. Tuttavia, dagli anni Novanta, l’Italia ha assistito a un’inversione di tendenza, con un aumento delle misure punitive sia sul piano normativo che culturale.
Nonostante una riduzione dei minorenni e giovani adulti segnalati all’autorità giudiziaria dal 2002 al 2023, il tema della devianza giovanile è diventato sempre più centrale, con gli Ipm considerati l’unica soluzione per affrontare questa problematica. Stefania Crocitti, ricercatrice dell’Università di Bologna, ha messo in evidenza come le pratiche di socializzazione tra i giovani non siano necessariamente legate alla devianza, poiché solo il 12% delle interazioni nei gruppi di “ragazzi di strada” si manifestano come comportamenti trasgressivi.
Le cause del sovraffollamento
Secondo Grenci, il sovraffollamento nelle carceri minorili ha radici più profonde. La cancellazione dell’istituto della messa alla prova per alcuni reati ha privato i minorenni di opportunità di reintegrazione che si erano dimostrate efficaci. Oggi, il legislatore sembra più concentrato sulla repressione piuttosto che sulla prevenzione e sull’educazione, spostando l’attenzione dalla tutela del minore alla necessità di proteggere la società dai minori.
In conclusione, la crisi del sistema penitenziario minorile in Italia richiede un’urgente riflessione e un cambiamento di rotta. È fondamentale ristabilire un equilibrio tra sicurezza e riabilitazione, garantendo ai giovani un percorso di reintegrazione efficace e umano.
